Eleonora ed Agostino, Napoli


Non ce l’ha fatta nemmeno Santa Rita! Ci dovevamo sposare il 22 maggio, ma anche la Santa dei casi impossibili, a cui avevamo fatto un voto, si è arresa davanti al COVID-19!

Per fortuna almeno la quarantena l’abbiamo vissuta insieme, anche se la nostra casa era praticamente un cantiere. Avevamo infatti iniziato dei lavori di ristrutturazione poco prima del lockdown e per mesi abbiamo cucinato su un fornellino elettrico e vissuto giusto con l’indispensabile.

E.: Quando ho capito che sarebbe iniziata una quarantena piuttosto lunga mi sono precipitata a prendere mia madre per portarla a vivere con noi. È da sola ed è molto anziana, era impensabile che potesse andare a fare la spesa da sola con tutte le difficoltà che ciò comportava durante la quarantena. Così abbiamo vissuto tutti e tre insieme e ancora lo stiamo facendo.

A.: Io sono farmacista e ho continuato a lavorare durante tutto il periodo di lockdown. Il primo mese è stata molto dura, perché si era creato allarmismo tra molte persone che credevano chiudessimo e quindi venivano a farsi le scorte di medicinali, o anche banalmente di creme per la pelle, creme cosmetiche oppure Aulin o simili. Poi c’è stato un periodo in cui tutti venivano a comprare il Plaquenil perché si era sparsa la voce che fosse un farmaco che veniva usato per alleviare i sintomi del COVID19. Poi è uscito un articolo sull’importanza della vitamina D, quindi tutti venivano a chiedere la vitamina D. La richiesta di rifornimento che possiamo fare ad una casa farmaceutica riguardo un determinato medicinale ha un limite massimo, superato il quale per un certo periodo non te lo inviano più. Noi per circa tre mesi non abbiamo più avuto a disposizione il Plaquenil che è un medicinale che si usa per curare anche e soprattutto l’artrite. A me piace moltissimo il mio lavoro, ma è stato davvero molto stancante. All’inizio poi eravamo sprovvisti di mascherine, me le sono dovute andare a comperare, come tutti. La prima mascherina che ho avuto in dotazione è arrivata circa a fine aprile, e le prime visiere per il volto tre mesi dopo l’inizio della quarantena dall’associazione di farmacisti Federfarma. Fin dall’inizio abbiamo comunque lavorato a farmacia chiusa, in pratica come in modalità notturna, anche se questo ha creato code kilometriche perché era impossibile servire più di un cliente alla volta.

Quando abbiamo capito che a maggio sarebbe stato per noi impossibile sposarci ci è crollato il mondo addosso. Molti hanno sminuito il nostro dolore, non capendo che per noi non è una questione legata ai festeggiamenti o all’aspetto celebrativo, ma piuttosto rappresenta l’inizio fondamentale di un progetto ben più grande come quello di avere figli, costruire la nostra famiglia. Abbiamo paura che la nostra età non ci permetta di rimandare ancora per molto!

E non solo questo, purtroppo questa pandemia ci ha fatto sentire da vicino come il futuro sia per tutti una grande incognita e come anche le situazioni più tranquille possano mutare da un momento all’altro. Di recente, una cara zia, per esempio, si è gravemente ammalata ed ora è in coma. Non sappiamo se potrà più partecipare al nostro matrimonio.

Adesso aspettiamo fiduciosi il prossimo ottobre, e intanto a fine giugno ci sposeremo in comune a Napoli. Abbiamo deciso di non rimandare al 2021 perché chi può sapere come evolverà tutta questa situazione fra un anno. Ad oggi è difficile fare qualsiasi previsione, anche se tutti ci auguriamo che si trovi un vaccino e che magari questa malattia sparisca definitivamente come è successo per la SARS.

Le nostre fedi non avranno una data nell'incisione all'interno; ci sarà solo una frase tratta da una canzone di Max Pezzali: “Io ci sarò”. Queste poche parole riassumono meglio di qualsiasi altra cosa ciò che questa esperienza ci ha insegnato e ciò che ci vogliamo promettere.