Francesca e Matteo, Istrana (TV)

Ci saremmo dovuti sposare il 18 aprile 2020. Il 25 febbraio siamo andati a ritirare le nostre bomboniere. Quella è stata la settimana in cui è partito il focolaio a Vo’ Euganeo, non lontano da dove viviamo.
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Quello è stato il primo momento in cui ci siamo sentiti smarriti, da una parte non capendo ancora bene la portata di ciò che stava arrivando, dall’altra percependo chiaramente che le cose non si mettevano bene.
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I primi di marzo abbiamo contattato il proprietario del ristorante dove avremmo tenuto il nostro ricevimento. Anche lui in balia di una situazione per nulla chiara, ci disse che in quel momento era ancora aperto, ma non aveva idea di cosa sarebbe successo da lì al 18 aprile.
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Dopo pochi giorni, Zaia dichiara il lockdown per la regione Veneto, con un anticipo di più o meno tre giorni rispetto al resto d’Italia. Il nostro telefono a quel punto non smette più di suonare per qualche giorno: tutti i nostri invitati cominciano a chiederci cosa avessimo in mente di fare riguardo il nostro matrimonio. Inoltre, da parecchio tempo facciamo parte di un gruppo di fidanzati che seguono un percorso prematrimoniale organizzato dalla Chiesa. Siamo una delle coppie più veterane, e per questo siamo diventati un po’ un punto di riferimento per chi ha iniziato da meno tempo. In più, saremmo stati i primi del gruppo a sposarci, quindi con molti ci siamo sentiti e confrontati quasi quotidianamente per capire come procedere, o anche solo per scambiarci una parola di incoraggiamento!
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All’inizio ci siamo sentiti tanto arrabbiati, avevamo scelto la nostra data da molto tempo, era tutto pronto! Abbiamo anche considerato l’idea di mantenere la data e sposarci almeno in comune, ma abbiamo rinunciato praticamente subito perché la situazione peggiorava di giorno in giorno ed il numero di contagiati aumentava esponenzialmente. Non avremmo mai voluto un matrimonio senza le nostre famiglie vicino né tanto meno mettere a rischio nessuno! Alla fine, dopo un po’ di titubanze abbiamo deciso di rimandare ad aprile 2021. Desideriamo che il nostro matrimonio sia una festa dove tutti si sentano a loro agio, in tutta tranquillità, senza pensieri. Non ci perdoneremmo mai, se il nostro matrimonio dovesse dare origine ad un focolaio della malattia. Sarebbe un anniversario davvero triste da ricordare negli anni!
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Dopo il momento iniziale di sconforto, comunque, non abbiamo avuto troppo tempo per rimuginarci sopra. Per fortuna abbiamo continuato a lavorare tutti e due per tutto il tempo.
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F.: Io sono un’assistente sociale e lavoro dalla parte della tutela minorile, in particolare mi occupo dei bambini con tutela del tribunale. Questi bambini vengono da contesti in genere molto complicati. Dal 9 marzo al 5 maggio è entrato in vigore il divieto di visitare a domicilio le famiglie, se non in casi di emergenza. Purtroppo, il confinamento forzato ha portato certe situazioni, già di per sé in equilibrio precario, a precipitare. I casi più difficili sono stati quelli in cui vittime di caratteri violenti si sono trovate a convivere 24 ore su 24 con il proprio maltrattatore. Per esempio, siamo dovuti intervenire a protezione di un minore presso una famiglia in cui la madre veniva picchiata dal marito. Ovviamente, oltre ad allontanare il violento, è stato necessario anche costruire un cerchio di persone, in genere volontari della Caritas, che potessero visitare e sostenere questa mamma e questo bambino durante il lockdown. In un altro caso abbiamo dovuto distanziare la propria madre, già segnalata in precedenza perché affetta da una patologia psichiatrica, che in una situazione così estrema aveva cominciato a manifestare crisi difficili da gestire. Durante il lockdown, però, non si ricoveravano nemmeno i malati con disturbi mentali se non gravissimi, tanto che parte delle strutture dedicate alle patologie psichiatriche erano state adibite a reparti covid-19. Questa donna ha potuto ricevere quindi un’assistenza limitata, è stata ricoverata solo 48 ore e poi rimandata a casa, con il controllo saltuario di medici ed infermieri. Se devo essere sincera comunque, adesso forse è peggio. Stiamo cominciando a vedere un’esplosione di casi e di segnalazioni che sicuramente trovano le loro radici proprio in un periodo di confinamento durato così a lungo. Stiamo ricevendo tante segnalazioni del telefono azzurro. Ci sono bambini che appartengono a situazioni di forte isolamento, come per esempio i bambini Rom, per i quali la scuola rappresenta l’unica via di uscita, e che durante il lockdown non hanno mai assistito alla didattica a distanza, sono spariti!
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M.: Io lavoro in un’azienda alimentare che produce succhi di frutta. Ho lavorato tantissimo durante il lockdown, anche perché la produzione era incrementata significativamente, forse per le scorte che la gente cercava di mettere da parte. Inoltre, dovendo limitare al massimo i contatti con l’esterno, ci siamo dovuti incaricare anche dello scarico/carico delle merci e del fatto che arrivassero a destinazione senza subire danni, cosa di cui prima si occupava l’impresa di trasporto. In questo modo evitavamo che l’autista scendesse dalla cabina, riducendo i contatti con l’esterno davvero al minimo. Devo dire, che mi sono sentito fortunato, perché la mia azienda ha implementato, in pochissimo tempo, tutte le misure di sicurezza necessarie affinché potessimo lavorare in tutta sicurezza. Era stato stranissimo andare al lavoro e non vedere nessuno per strada, e sicuramente un po’ di paura c’era, ma credo che dal punto di vista della sicurezza la mia azienda sia stata davvero efficiente.
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Alla fin fine vogliamo comunque ribadire che ci siamo sentiti tra i fortunati durante tutta questa quarantena. Lavorare ci ha aiutato a passare questo periodo, e anche a non dare troppo peso alla frustrazione dovuta al matrimonio rimandato. Abbiamo cercato di prenderla con filosofia, coscienti che ci sono cose più gravi. Anche il 18 aprile abbiamo deciso di sdrammatizzare, così abbiamo passato la giornata a ripulire il garage. La cosa divertente, e che non ci aspettavamo, sono tutte le telefonate ed i messaggi delle persone che si sono ricordate di noi quel giorno! Addirittura, ci ha chiamato Fra’ Pasqualino con cui avevamo seguito un corso intensivo ad Assisi tempo addietro! È stato molto emozionante! La sera poi abbiamo deciso proprio di festeggiare alla grande: ci siamo fatti portare a casa un’ottima cenetta di uno dei nostri ristoranti preferiti e poi ci siamo ubriacati! Non è mancato nemmeno il ballo degli sposi con video annesso! Sarà una data che ricorderemo…