Laura e Gianluca, Jaén/Oriago,(Spagna)/(VE)

Siamo una coppia Italo-Spagnola e conviviamo da 9 anni a Jaén in Spagna, dove ci saremmo dovuti sposare il 6 giugno.

Questa pandemia ha iniziato ha condizionarci la vita a metà febbraio, quando ancora non sembrava così preoccupante. Il 28 febbraio avevamo un volo prenotato da Siviglia a Venezia per approfittare del ponte di Andalusia e fare una scappata in Italia. Anche se eravamo solo all’inizio e in Spagna si diceva ancora fosse poco più di una semplice influenza, ci siamo fatti mille scrupoli e ci sono venuti dubbi e paranoie. Ad Oriago, il paese di Gianluca, da poco era stato individuato il primo caso positivo di coronavirus. Milano e la Lombardia erano già zona rossa, ma il Veneto ancora no (era arancione) e così alla fine abbiamo deciso di partire, anche perché avevamo bisogno di recuperare dei documenti necessari per sposarci. In aeroporto a Siviglia tutto era come sempre, ma sull’aereo saremmo stati al massimo una decina di passeggeri e arrivati all’aeroporto di Venezia ci hanno subito misurato la febbre.

G.: Quel venerdì in cui siamo atterrati a Venezia avevamo in programma di fare mille cose. Dovevamo passare al laboratorio di mio fratello Mauro, che è orefice, per provare le fedi (che a dirla fino in fondo speriamo ci regali!), passare in negozio da Ettore per la prova del mio abito. Mia mamma ci teneva moltissimo a regalarmi il vestito, perché secondo lei non potevo proprio presentarmi con un vestito che non fosse "made in Italy! Chissà che idea ha degli spagnoli! Dovevamo consegnare gli inviti a parenti ed amici. Incredibilmente siamo riusciti a fare tutto ciò che ci eravamo promessi, e anche di più. Abbiamo anche trovato le scarpe adatte al mio vestito, più belle ed economiche di quelle inizialmente scelte. Mi soffermo su questo dettaglio delle scarpe perché ad ora sono l'unica prova tangibile di quell’ultima frenetica giornata di preparativi. Il vestito e le fedi dovevano viaggiare confezionati e ben custoditi da mia madre Elsa. Ma questo ormai non succederà più prima del prossimo aprile 2021, mese a cui abbiamo deciso di posticipare il nostro matrimonio.

La nostra è una lunga storia, nata più di 13 anni fa da un fatidico “bottellon” dove un piccolo furto di una bottiglia di rum ci ha fatti conoscere. Non ci siamo fidanzati subito, ma sicuramente piaciuti sì! Ad un certo punto però ci siamo anche persi di vista senza nemmeno poterci salutare. Ma poi per fortuna il destino si è messo dalla nostra parte, e proprio grazie a un social media, ci siamo incontrati di nuovo. Per più di due anni ci siamo visti più attraverso uno schermo che dal vero. Per noi la tecnologia da sempre è stata un mezzo per stare in contatto e accorciare le distanze, così quando questa pandemia ci ha bloccato in casa e costretto a relazionarci con amici e parenti tramite tablet e computer non ci ha sconvolto più di tanto.

L.: Per me, come insegnante di sostegno di bambini con autismo, è stata una sfida imparare nuovi modi per stare vicino ai miei ragazzi e le loro famiglie. Per loro ogni cambio di routine è di per sé una difficoltà nuova da superare e questo periodo ha messo un po’ tutti a dura prova. Ma sono contenta perché ho imparato ad usare programmi nuovi ed applicazioni interessanti per insegnare tramite il gioco.

Tutto sommato per noi il confinamento è stato un modo per passare più tempo insieme e speriamo che tutto questo possa anche servire per far riflettere tutti sulla reale sostenibilità del modo di vivere che fino ad ora abbiamo seguito.